Ambulanze, via i privati
il ritorno della Croce rossa
Alla Cri 156 autisti e infermieri. In controtendenza alle privatizzazioni imposte dalle misure di revisione della spesa, si pubblicizza il servizio del soccorso, con il coordinamento dell'Ares 118. Dalla Regione 117 milioni
Finiranno nella Croce rossa 156 tra autisti e infermieri finora in forza a una dozzina di "croci" private. La Cri gestirà anche le postazioni (sempre 32) che a queste erano state assegnate. Nel Lazio, in controtendenza alle privatizzazioni imposte dalle misure di revisione della spesa, si pubblicizza in toto il servizio del soccorso, con il coordinamento dell'Ares 118.
L'Azienda regionale dei soccorsi aveva stretto convenzioni con una dozzina di imprese alle quali aveva affidato le 32 postazioni sulle 173 totali. Ora, con un accordo firmato ieri da Regione, Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Ares e Cri, i privati escono dalla gestione dei soccorsi e, al loro posto, entra la Croce rossa. Anzi, torna in pista, dopo aver lasciato il servizio nel settembre scorso. Riuscirà a farsi carico di altri 156 addetti (91 su Roma e 65 su Latina)? Per l'operazione "soccorso pubblico" la Regione passerà alla Croce rossa 19,5 milioni all'anno per sei anni, 117 milioni in tutto.
"I costi", spiega Gianni Nigro della Funzione pubblica Cgil, "resteranno gli stessi con il vantaggio di poter contare su 156 addetti in più e altre 7 ambulanze". I sindacati già pensano a forme di stabilizzazione dei contratti precari degli equipaggi che da anni, con il coordinamento dell'Ares, garantiscono una parte dei soccorsi in ambulanza.
Cadenzato mese per mese, il programma di attuazione, si chiuderà entro la fine dell'ottobre prossimo. Lo prescrive l'accordo. "Allora", spiega Gianni Nigro della Funzione
pubblica Cgil, "le postazioni saranno salite da 141 a 186 garantendo così un potenziamento dell'attività di soccorso dell'Ares 118 a tutto vantaggio dei cittadini di Roma e del resto del Lazio". "Contro la pubblicizzazione del servizio", ancora Nigro, "sono scesi in campo politici e imprenditori, ma hanno trovato la resistenza dei sindacati e dell'assessorato regionale alla Sanità che finalmente hanno firmato un accordo che, anche perciò, ha un grande valore".
"È una boccata d'ossigeno per il 118", spiega il rappresentante sindacale dell'Ares, Sergio Bussone, "l'azienda continua a operare con una carenza di 700 addetti che costringe a ridurre da tre a due il personale degli equipaggi in ambulanza, con carichi di lavoro insostenibili". "E da due anni", conclude, "le incentivazioni individuali sono state bloccate con tagli medi procapite di cento euro al mese".